domenica 4 dicembre 2016

E poi?

Il vocabolario Treccani spiega "E poi? ..."per chiedere il seguito, la conclusione di un discorso, ma con sfumature varie (si può intendere: che cos’altro hai da dire?; e inoltre, che cosa avvenne?; e dopo, cosa accadrà?; e le conseguenze quali saranno?; e con questo?; e ciò che significa?; ecc.)
Lo si usa per comprendere il seguito di un discorso per dare forma a prospettive che derivano a partire da uno o più punti di vista.

Ci chiediamo abbastanza quali siano i percorsi che compiamo nella nostra vita in merito alle scelte, a quanto queste possano essere influenzate? Nel 2011 Eli Pariser ha scritto per il giornale inglese "The Observer" in merito ai motori di ricerca e ai social network affermando che a partire dal 2009 "Google" in maniera poco evidente ha comunicato in poche righe che c'era l'intenzione di "accontentare" i gusti degli utenti e quindi di migliorare il servizio offrendo "ricerche personalizzate per tutti". Sono circa sette anni che i browser ci studiano per cercare di capire i nostri desideri per presentarci poi i risultati per noi interessanti, sui quali poi effettueremo il fatidico "clic"! Quindi ciascuno di noi accede ad informazioni tagliate su misura, incanalandoci in percorsi paralleli che difficilmente possono intersecarsi.
Qualche anno prima, nel 2005, una dichiarazione sull'uso di un chip in ambito informatico (TPM Trusted Platform Module) per macchine aziendali anticipava quello che poi si è verificato. Infatti il sistema si preparava a leggere l'identità dei visitatori e a modellarsi in modo permanente. 
Molti giornalisti hanno fatto riferimento alla celebre vignetta di Peter Steiner apparsa nel 1993 sul "New Yorker": un piccolo cane siede davanti al computer e dice al suo amico "su internet nessuno sa che sei un cane" fino ad arrivare a un'altra triste vignetta, comparsa sul sito della Carnegie Mellon University pochi anni dopo, la cui didascalia diceva «Benvenuto utente canino numero 39... bastardo, nero, amante dei peperoni… stiamo aggiornando il vostro profilo». E poi? Beh, sempre di più, come indicato nella vignetta di Nitrozac and Snagg, internet sa anche se hai un cane, di quale razza, taglia, colore!

E poi? E poi, questo succede perchè siamo dentro le maglie di un mercato che di continuo sollecita i nostri sensi ad acquistare inducendo bisogni di soddisfazione secondo le regole economiche di spicco. "Dimmi chi sei e ti dirò cosa vuoi" potrebbe essere lo slogan commerciale che utilizza i cookie e beacon carichi di dati su di noi per confezionare le "crocchette" più succulente per i nostri palati.

E poi? E poi gli altri dispositivi come il "telefono" (anche se chiamarlo telefono è quantomeno riduttivo) attraverso le foto che facciamo, i segnali che individuano la nostra posizione e tracciano la nostra vita, completa il profilo in un modo sempre più preciso e preoccupante. Tutto questo viene venduto al mercato e i colossi di internet personalizzano gli invii pubblicitari per farci acquistare i prodotti. E' una formula ormai testata e utilizzata da anni. 

E poi? E poi potremmo dire che ce ne freghiamo perchè non sembra così malvagio accontentare i nostri desideri ma se pensiamo al nostro modo di informarci? Tutto questo viene allargato anche alle notizie secondo un trend sulla lobotomizzazione generale delle persone. Infatti sempre più gli individui dichiarano di attingere informazioni solo su "Facebook", attraverso degli algoritmi che gestiscono la nostra vita facendo in modo tale da rendere difficile l'accesso alle informazioni e alle notizie che non sono tarate sulla nostra identità. Codici, filtri, da estendere anche alla televisione, che alterano le possibilità e l'accesso ad una trasparenza di canali e possibilità di approfondimenti.

E poi? E poi la personalizzazione cosa può produrre? Un annichilimento, una fondatezza su dati impostati a priori che non danno spazio a pensiero critico. Le conseguenze si possono amplificare fino alle relazioni, ai legami di fiducia e sostegno reciproco che ci spingono a collaborare per degli ideali comuni, per un senso di comunità responsabile e ampia. Paradossalmente quindi invece di allargare l'orizzonte, la rete stringe le sue maglie fino a farci nuotare in acque controllate che abbiano come indicatore la velocità, il numero di "clic".

E poi? E poi non è più molto difficile credere a pochi scienziati che ipotizzano una vita simulata creata da una civiltà futura per riprodurre l'universo dei suoi antenati. Secondo quanto scritto nell'articolo di Olivia Solon (traduzione su Internazionale 1181 del 25 novembre 2016),  lo scienziato Elon Musk pensa a volte che "la Terra non sia reale e che le probabilità che viviano in una realtà oggettiva sono una su un miliardo". Si tratta di ipotesi nate sull'osservazioni nel campo della tecnologia che studia la realtà virtuale e i suoi tentativi di mappare il cervello umano. Ritorniamo allo stupore di quanto si possa prevedere a partire dalle considerazioni sopra esposte. Neuroscienziati ed esperti di intelligenza artificiale stanno studiando e intersecando sempre di più i dati secondo le leggi della fisica immaginando anche simulazioni concrete finalizzate ad approfondamenti e formulazioni innovative del nostro futuro.

E poi? E poi vi consiglio l'ultimo film di Clint Eastwood "Sully" tratto dall'incidente aereo di qualche anno fa con l'ammaraggio sull'Hudson tra i grattacieli di Manhattan. Nel film le simulazioni decretano con freddezza l'errore del pilota nella manovra effettuata che poi ha salvato tutto l'equipaggio e i passeggeri rilevando l'impossibilità dell'uomo di aderire perfettamente alle previsioni computerizzate. 

Menomale che qualcuno ci fa ancora riflettere sulla magia dell'esperienza umana, sulla variabile emozionale, sull'appartenenza ad un genere stupefacente in tutti i sensi, a partire dai geni, dalle persone comuni, dagli eroi che oggi forse sono i giovani, coloro che devono inventarsi nuovi salvagenti e stratagemmi per navigare a vista e che sono chiamati ad una rivoluzione generazionale che ridoni vigore ai valori intrinsechi dell'uomo, leggendo la sensibilità e la fragilità secondo i canoni fondamentali dell'amore.

E poi? E poi possiamo "ubriacarci" - non siamo abituati a considerare aspetti minimi della vita, quelli che scorrono lentissimi - con il libro della filosofa Francesca Rigotti "Nuova filosofia delle piccole cose" pubblicato da Interlinea. Un "libriccino" che ci esercita a cogliere gli elementi profondi delle piccole cose, il loro significato in un'estetica che condensa valori relativi ad azioni e attività ripetitive, considerate minori che tuttavia animano una pulizia mentale ordinata, foriera di chiarezza e lucidità. La moltitudine dei punti di vista, degli aspetti minuti, dei particolari superflui diventano oggetto di attenzione. La Rigotti utilizza la metafora per presentare riflessioni inedite e articolate asserendo che "L'approccio fenomenologico alle cose si arricchisce infatti se passa attraverso le metafore, come se le metafore stesse offrissero una via privilegiata alla comprensione del mondo espresso dal linguaggio". La sua posizione viene assunta anche da altri filosofi che pongono cura all'"ordinario, alle parole delle vita quotidiana, alla relazione naturale all'esistenza...".

 
E poi? E poi, e poi, e poi  .... possiamo rileggere I promessi sposi di Manzoni, guardare "Genius" del regista Michael Grandage, cercare il fumetto "Quando il cielo gli cadde sulla testa" con Asterix, scrivere una lettera a mano ad un amica a lume di candela, rammendare un calzino ascoltando Giorgia o Mina in "E poi", uscire e andare in bicicletta o a passeggiare in compagnia guardando il cielo, leggere un libro a un bimbo.
E poi? "Ancoa".