domenica 4 dicembre 2016

E poi?

Il vocabolario Treccani spiega "E poi? ..."per chiedere il seguito, la conclusione di un discorso, ma con sfumature varie (si può intendere: che cos’altro hai da dire?; e inoltre, che cosa avvenne?; e dopo, cosa accadrà?; e le conseguenze quali saranno?; e con questo?; e ciò che significa?; ecc.)
Lo si usa per comprendere il seguito di un discorso per dare forma a prospettive che derivano a partire da uno o più punti di vista.

Ci chiediamo abbastanza quali siano i percorsi che compiamo nella nostra vita in merito alle scelte, a quanto queste possano essere influenzate? Nel 2011 Eli Pariser ha scritto per il giornale inglese "The Observer" in merito ai motori di ricerca e ai social network affermando che a partire dal 2009 "Google" in maniera poco evidente ha comunicato in poche righe che c'era l'intenzione di "accontentare" i gusti degli utenti e quindi di migliorare il servizio offrendo "ricerche personalizzate per tutti". Sono circa sette anni che i browser ci studiano per cercare di capire i nostri desideri per presentarci poi i risultati per noi interessanti, sui quali poi effettueremo il fatidico "clic"! Quindi ciascuno di noi accede ad informazioni tagliate su misura, incanalandoci in percorsi paralleli che difficilmente possono intersecarsi.
Qualche anno prima, nel 2005, una dichiarazione sull'uso di un chip in ambito informatico (TPM Trusted Platform Module) per macchine aziendali anticipava quello che poi si è verificato. Infatti il sistema si preparava a leggere l'identità dei visitatori e a modellarsi in modo permanente. 
Molti giornalisti hanno fatto riferimento alla celebre vignetta di Peter Steiner apparsa nel 1993 sul "New Yorker": un piccolo cane siede davanti al computer e dice al suo amico "su internet nessuno sa che sei un cane" fino ad arrivare a un'altra triste vignetta, comparsa sul sito della Carnegie Mellon University pochi anni dopo, la cui didascalia diceva «Benvenuto utente canino numero 39... bastardo, nero, amante dei peperoni… stiamo aggiornando il vostro profilo». E poi? Beh, sempre di più, come indicato nella vignetta di Nitrozac and Snagg, internet sa anche se hai un cane, di quale razza, taglia, colore!

E poi? E poi, questo succede perchè siamo dentro le maglie di un mercato che di continuo sollecita i nostri sensi ad acquistare inducendo bisogni di soddisfazione secondo le regole economiche di spicco. "Dimmi chi sei e ti dirò cosa vuoi" potrebbe essere lo slogan commerciale che utilizza i cookie e beacon carichi di dati su di noi per confezionare le "crocchette" più succulente per i nostri palati.

E poi? E poi gli altri dispositivi come il "telefono" (anche se chiamarlo telefono è quantomeno riduttivo) attraverso le foto che facciamo, i segnali che individuano la nostra posizione e tracciano la nostra vita, completa il profilo in un modo sempre più preciso e preoccupante. Tutto questo viene venduto al mercato e i colossi di internet personalizzano gli invii pubblicitari per farci acquistare i prodotti. E' una formula ormai testata e utilizzata da anni. 

E poi? E poi potremmo dire che ce ne freghiamo perchè non sembra così malvagio accontentare i nostri desideri ma se pensiamo al nostro modo di informarci? Tutto questo viene allargato anche alle notizie secondo un trend sulla lobotomizzazione generale delle persone. Infatti sempre più gli individui dichiarano di attingere informazioni solo su "Facebook", attraverso degli algoritmi che gestiscono la nostra vita facendo in modo tale da rendere difficile l'accesso alle informazioni e alle notizie che non sono tarate sulla nostra identità. Codici, filtri, da estendere anche alla televisione, che alterano le possibilità e l'accesso ad una trasparenza di canali e possibilità di approfondimenti.

E poi? E poi la personalizzazione cosa può produrre? Un annichilimento, una fondatezza su dati impostati a priori che non danno spazio a pensiero critico. Le conseguenze si possono amplificare fino alle relazioni, ai legami di fiducia e sostegno reciproco che ci spingono a collaborare per degli ideali comuni, per un senso di comunità responsabile e ampia. Paradossalmente quindi invece di allargare l'orizzonte, la rete stringe le sue maglie fino a farci nuotare in acque controllate che abbiano come indicatore la velocità, il numero di "clic".

E poi? E poi non è più molto difficile credere a pochi scienziati che ipotizzano una vita simulata creata da una civiltà futura per riprodurre l'universo dei suoi antenati. Secondo quanto scritto nell'articolo di Olivia Solon (traduzione su Internazionale 1181 del 25 novembre 2016),  lo scienziato Elon Musk pensa a volte che "la Terra non sia reale e che le probabilità che viviano in una realtà oggettiva sono una su un miliardo". Si tratta di ipotesi nate sull'osservazioni nel campo della tecnologia che studia la realtà virtuale e i suoi tentativi di mappare il cervello umano. Ritorniamo allo stupore di quanto si possa prevedere a partire dalle considerazioni sopra esposte. Neuroscienziati ed esperti di intelligenza artificiale stanno studiando e intersecando sempre di più i dati secondo le leggi della fisica immaginando anche simulazioni concrete finalizzate ad approfondamenti e formulazioni innovative del nostro futuro.

E poi? E poi vi consiglio l'ultimo film di Clint Eastwood "Sully" tratto dall'incidente aereo di qualche anno fa con l'ammaraggio sull'Hudson tra i grattacieli di Manhattan. Nel film le simulazioni decretano con freddezza l'errore del pilota nella manovra effettuata che poi ha salvato tutto l'equipaggio e i passeggeri rilevando l'impossibilità dell'uomo di aderire perfettamente alle previsioni computerizzate. 

Menomale che qualcuno ci fa ancora riflettere sulla magia dell'esperienza umana, sulla variabile emozionale, sull'appartenenza ad un genere stupefacente in tutti i sensi, a partire dai geni, dalle persone comuni, dagli eroi che oggi forse sono i giovani, coloro che devono inventarsi nuovi salvagenti e stratagemmi per navigare a vista e che sono chiamati ad una rivoluzione generazionale che ridoni vigore ai valori intrinsechi dell'uomo, leggendo la sensibilità e la fragilità secondo i canoni fondamentali dell'amore.

E poi? E poi possiamo "ubriacarci" - non siamo abituati a considerare aspetti minimi della vita, quelli che scorrono lentissimi - con il libro della filosofa Francesca Rigotti "Nuova filosofia delle piccole cose" pubblicato da Interlinea. Un "libriccino" che ci esercita a cogliere gli elementi profondi delle piccole cose, il loro significato in un'estetica che condensa valori relativi ad azioni e attività ripetitive, considerate minori che tuttavia animano una pulizia mentale ordinata, foriera di chiarezza e lucidità. La moltitudine dei punti di vista, degli aspetti minuti, dei particolari superflui diventano oggetto di attenzione. La Rigotti utilizza la metafora per presentare riflessioni inedite e articolate asserendo che "L'approccio fenomenologico alle cose si arricchisce infatti se passa attraverso le metafore, come se le metafore stesse offrissero una via privilegiata alla comprensione del mondo espresso dal linguaggio". La sua posizione viene assunta anche da altri filosofi che pongono cura all'"ordinario, alle parole delle vita quotidiana, alla relazione naturale all'esistenza...".

 
E poi? E poi, e poi, e poi  .... possiamo rileggere I promessi sposi di Manzoni, guardare "Genius" del regista Michael Grandage, cercare il fumetto "Quando il cielo gli cadde sulla testa" con Asterix, scrivere una lettera a mano ad un amica a lume di candela, rammendare un calzino ascoltando Giorgia o Mina in "E poi", uscire e andare in bicicletta o a passeggiare in compagnia guardando il cielo, leggere un libro a un bimbo.
E poi? "Ancoa".

domenica 27 novembre 2016

Elogio dell'incertezza



Con Cartesio la filosofia viene ripensata da capo a partire dal soggetto, dalla soggettività. L’ego cogito, l’io penso, il soggetto diventano il nuovo fondamento sul quale erigere l’edificio del sapere. Significa che la filosofia parte da una certezza indubitabile, qualcosa di indiscusso: quando dubito, penso. Il pensiero è il punto cruciale che attesta il fatto di esistere. Mentre penso è una conditio sine qua non fondamentale, vuol dire che se per caso ci fosse un’interruzione del pensare non sono certo della mia esistenza.
Io sono certo che la mia realtà interiore sia popolata da pensieri, del fatto di essere una sostanza pensante. Dei miei pensieri ho un’intuizione diretta, immediata, come potrei dubitare di questo? Ai miei pensieri corrisponde la realtà al di fuori di me. Ad esempio ho un’idea una rappresentazione di albero nella mia mente. Il problema è, alla mia mozione di albero corrisponde un ente reale al di fuori della mia mente? Alle mie rappresentazioni corrispondono delle realtà o sono ingannevoli? Questo è il problema della conoscenza. Cosa posso conoscere? Quali sono i limiti della conoscenza? Sono osservazioni che discendono da Cartesio e pervengono al rapporto tra l’io e il mondo. 

La domanda "cosa sappiamo con certezza" oggi risulta oltremai scomoda. Il tempo accelerato al quale siamo sottoposti, ma potremmo anche dire nel quale ci lasciamo cadere, scarta a priori la possibilità di un pensiero profondo, meditativo, critico. Scivoliamo spesso in quelle che Starnone (Internazionale 1181 del 25 novembre 2016)  chiama "comode caselle", ovvero etichette che ci allocano in posizioni rassicuranti riconoscibili in brevi didascalie superificiali e generiche. Appena si gratta un poco la superficie con discorsi complessi le sicurezze potrebbero vacillare.
Certamente questo impoverimento non permette di orientarsi nel mondo in modo serio, in quanto la labilità delle considerazioni immediate, veloci e dirimenti diventano piuttosto un paravento.

Recentemente un articolo a firma di Carlo Rovelli "L'incertezza per compagna di viaggio" (La lettura, Corriere della Sera, 6 novembre 2016) rileva un fattore interessante dell'incertezza presentando la lezione di Bruno de Finetti, un matematico e filosofo italiano. A partire dal pensiero scientifico e le sue applicazioni nei quali la scienza dichiarava un sapere certo, seguendo le correnti successive che ne decretavano l'incertezza, date le evidenti approssimazioni su teorie anche rivoluzionarie come quelle di Newton, Finetti analizza il valore della conoscenza in mancanza di certezze assolute. La veridicità delle teorie viene quindi posta nel soggettivismo, nella persona ciascuna portatrice di credenze, idee, probabili o meno che ribaltano la certezza. 

Rovelli termina rilevando un insegnamento interessante dalle posizioni di Finetti che riguardano la nostra vita sia spirituale che civile: se l'incertezza non è eliminabile può diventare un punto di forza nella visione della nostra vita. Una "compagna gentile e cara" che ci pone in uno stato di desiderio, di curiosità, di ricerca, di scoperta dell'inaspettato per restituire all'essere umano una dimensione di conoscenza fondamentale alla quale affidarsi. Di conseguenza si manifesta un'attitudine nel ricercare un senso di esistenza più profondo.

Per approcciare questo modello occorre accostarsi a un pensiero riflessivo che si ispira anche ad uno sguardo rispettoso nei confronti dei bambini. Pensiamo allo sforzo e alle competenze raffinate che loro mettono in atto a partire dai primi giorni di vita per appartenere al mondo, per entrare in relazione e per contribuire con i loro apporti in modo attivo e flessibile.  

Riporto l'incipit del libro "I bambini pensano grande" (Sellerio, 2014) di Franco Lorenzoni  "I pensieri infantili sono sottili. A volte sono così affilati da penetrare nei territori più impervi arrivando a cogliere, in un istante, l'essenza di cose e relazioni. Ma sono fragili e volatili, si perdono già nel loro farsi e non tornano mai indietro. 
Così alla maggior parte delle bambine e dei bambini non è concesso il diritto di riconoscere la qualità dei propri pensieri e rendersi conto della loro profondità. A volte non è concesso neppure di arrivare ad esprimerli, perchè un pensiero che non trova ascolto difficilmente prende forma e respiro."

Questo libro registra fedelmente i pensieri dei bambini e il processo di sostegno reciproco, tra l'adulto e i bambini, in una relazione pedagogica. I bambini "trasformati in aiutanti magici, come nelle fiabe, ci hanno aiutato a guardare e scoprire qualcosa di noi stessi". Consigliato a coloro che si nutrono di incertezze!


 

giovedì 17 novembre 2016

Educazione di una canaglia

E' possibile essere scrittori e canaglie? A questa domanda risponde egregiamente Edward Bunker  nel suo capolavoro Educazione di una canaglia in cui racconta la storia della sua vita a partire dalle prime esperienze da carcerato all'età di diciassette anni. La crudezza delle descrizioni si contrappone ad una sorta di immagini edulcorate, trasgressive e inimmaginabili. La scrittura spinge il lettore a conoscere le emozioni più recondite e i  meccanismi dei suoi comportamenti, comprese le conseguenze.
A partire da questa domanda una riflessione sul risollevarsi da condizioni precarie e vulnerabili merita attenzione. La letteratura scientifica ed autobiografica sulla resilienza indica che i percorsi possano essere deviati verso un orizzonte migliore invertendo la rotta disegnata da un fato avverso. Questo è più facile se si incrociano persone che ci danno una mano, che ci offrono un cenno assertivo, di conforto e sostegno. Spesso queste persone nascondono un proprio "pentolino" come nel libro di Isabelle Carrier per Kite Il pentolino di Antonino.

Incontrare "soffiatori d'anima" come li definisce Cyrulnik in grado di restituire ai bambini e ai loro genitori una nuova prospettiva potrebbe essere l'elemento cruciale per molte famiglie vulnerabili. In questi giorni ho trovato una definizione di vulnerabilità commovente quale "il cuore dell'esperienza umana più significativa" nella quale si trova la fragilità derivante dall'esposizione all'amore, all'appartenenza, alla connessione più vera dell'essere umano con il prossimo.
Nel complesso lavoro con le famiglie, gli educatori hanno la possibilità di esercitare un ruolo fondamentale attraverso la co-educazione creando attraverso legami di alleanza un progetto educativo condiviso in una partecipazione autentica e vera. Avere i genitori dalla parte della scuola è quindi sinonimo di professionalità e consapevolezza indiscutibili e pregevoli. Nell'ottica delle teorie dell'ecologia dello sviluppo umano e della resilienza, la relazione tra genitori e insegnanti è un sostegno straordinario per lo sviluppo del bambino. Se il bambino è una "canaglia" allora gli strumenti dell'insegnante debbono garantire un'attenzione particolare che nasce dalla consapevolezza della possibilità di far rientrare quel bambino in un percorso migliore nell'orizzonte dell'educabilità umana, sempre possibile e realizzabile in un progetto di vita individuale. Considerare il contesto di vita risulta cruciale per fare un lavoro di rammendo puntuale che svincoli il bambino ad un destino contrastabile con la professionalità.
Operare quindi per riallacciare i fili di una relazione proficua tra genitori e figli secondo la visione ecologica, che prevede una collaborazione vivace e vera tra multiprofessionalità, è una sfida affascinante alla quale tutti coloro che ruotano attorno alla famiglia possono aderire. L'ottica da assumere riguarda l'andare verso quella famiglia, aprirsi a modalità diverse per trovare il tassello giusto in quel puzzle, cercando anche negli interventi domiciliari quell'intimità che a volte permette un rispecchiamento, un guardare con compassione un volto e valorizzare il portato dell'individuo qualunque esso sia.
Nella pedagogia della famiglia e non solo, vengono presi in considerazione i fattori di vulnerabilità e di resilienza che giocano a favore o contro la riorganizzazione negativa o positiva secondo la definizione di Daniel e Rodrigo nel modello "resilience matrix" (vedi figura).
Occorre quindi conoscere in modo approfondito questi fattori, gli eventi e le circostanze della vita della famiglia e soppesare di conseguenza le fasi di un intervento mirato per sostenere la genitorialità in una prospettiva protettiva e di empowerment.

In Italia il progetto PIPPI (Programma di Intervento Per la Prevenzione dell'Istituzionalizzazione) si sta diffondendo sempre di più, per rispondere in maniera concreta ai bisogni emergenti delle famiglie vulnerabili.

L'unione fa la forza, si dice e si può "fare". La gratificazione che deriva dal vedere un bambino e una famiglia rimesse nei binari giusti è impagabile.

Siamo in un paese che ha sviluppato teorie e programmi di rilievo di sostegno alla genitorialità, non solo su base teorica bensì si tratta di linee guida che hanno dato origine a degli strumenti concreti per approcciare la famiglia in modo costruttivo, creativo, generativo. Mi riferisco al citato PIPPI, a Nati per Leggere e Nati per la Musica, a Genitori più. Questi strumenti sono a disposizione di molti operatori che sempre più sono consapevoli della necessità di collaborare per avere una visione più completa che permetta di agire efficacemente.

lunedì 29 agosto 2016

La curiosità di Leo Lionni

Leo Lionni nella sua autobiografia "Tra i miei due mondi"  Donzelli editore, racconta  della sua esperienza primaria con la natura. Infatti fin da bambino aveva il permesso di raccogliere e tenere qualsiasi reperto naturale che lo interessava. Nella sua stanza aveva anche un terrario per osservare direttamente alcune specie di animali. Questa osservazione lo ha portato in seguito a sperimentare attraverso manipolazioni sulla materia la creazione artistica a diversi livelli, concretizzando la possibilità di trasporre le sue idee in forme tridimensionali. Leo Lionni ha sperimentato all'inizio la grafica e la scrittura, poi la pittura, la scultura in ambiti lavorativi e privati.
Il genio di Lionni si è manifestato in un ambito creativo vasto che lo ha portato a creare, a partire da un'esperienza personale con i suoi nipotini, quel magnifico albo "Piccolo blu, piccolo giallo" nel 1959. Nella sua autobiografia lui stesso narra in maniera poetica come quel libro sia stato fonte di immensa emozione.
Questa riflessione vuole porre l'attenzione su quanto possa aprirsi a ventaglio un'esperienza concreta in forma materica. Quanto quindi sia importante proporre ai bambini una trasposizione a livelli diversi di un'esperienza narrativa. Invitare i piccoli ad immaginare altri livelli di lettura dei contenuti scritti per stimolare e ampliare i ragionamenti e le ipotesi creative. Mamme e insegnanti, quando i bambini ci portano orgogliosi pezzi di pietra, di ossa, di conchiglia, condividiamo con loro la scoperta e le considerazioni che una osservazione attenta suscitano in loro. Solo attraverso un sostegno sincero e un'adesione scevra di giudizio potremo offrire loro l'opportunità di elaborazione e di riflessione che potranno portare a nuove curiosità e invenzioni.
Chissà se nel prossimo Festival Fin da Piccoli (Trieste, 9-10 settembre 2016) ci saranno spunti validi per ispirazioni di questo tipo. Il tema del 2016 riguarda la matematica e le scienze.
Questi argomenti verranno trattati sia dal punto di vista delle neuroscienze che della didattica nella scuola, offrendo spunti utili anche alle famiglie e come gli adulti in generale possono essere di supporto all'apprendimento di questi temi.
Per ulteriori informazioni vedi anche la newsletter omonima.

lunedì 25 luglio 2016

Leggere di filosofia con i piccoli



Tra l’educazione e la filosofia c’è una stretta connessione, una storica e una concettuale. Il concetto di educazione- paideia deriva dalla Grecia antica. Al tempo i pedagogi, coloro che educavano i pargoli, erano i filosofi. Socrate fu il primo a concepire la maieutica – teknemaieutikè che, paragonando il lavoro dell’ostetrica, è l’arte di saper tirar fuori dal soggetto il sapere, la propria verità e il proprio talento. La filosofia ha accompagnato nei secoli lo sviluppo della società, quindi la si può considerare un’autonarrazione che l’uomo fa di sé e della civiltà. Attraverso la filosofia si impara e si riflette sull’ identità, sul divenire dell’uomo e dunque sulla missione che l’educazione svolge come un’obbedienza a una vocazione.

La filosofia non ha a che fare con le opinioni. Hegel diceva  che la filosofia sembra una “galleria di stravaganze”, una sequenza di opinioni eccentriche estemporanee e estranee alla vita. Al contrario Benedetto Croce e Giovanni Gentile che nel 1923 hanno gettato le basi della scuola odierna, credevano fermamente che la filosofia fosse il coronamento dello studio, del sapere umano e quindi che dovesse essere insegnata in particolare nel liceo, fregiando la borghesia di quel sapere utile a chi detiene posizioni pubbliche. Infatti, c’è una relazione tra la filosofia e il potere come Jacques Derrida sottolinea ne Il diritto alla filosofia. Fin dai tempi di Platone ne La Repubblica si immaginava che uno stato più equo dovesse essere governato dai filosofi, dai migliori, intravedendo l’utopia di far eleggere uomini buoni di animo,  educati alle virtù.


La filosofia trattata insieme ai bambini prospetta l’individuo verso un'etica personale alla quale tendere. Ma cos'è l'etica? Spesso si confonde con la morale.  Etica si riferisce alla parola greca ethos, in latino costume, mos, in senso di tradizione, abitudine, indole. L'ethos si riferisce pertanto all'indole di una persona o di un popolo, del suo carattere. In secondo luogo l’etica parla di concetti cardinali ove la virtù dell'uomo si manifesta in eccellenza di intenti e di atti.
Ma l'etica ha a che vedere con la felicità? E ha a che vedere con la buona indole, il buon carattere secondo un demone che ognuno di noi possiede come ipotizza James Hillman ne Il codice dell’anima? Aristotele ci insegna che la felicità dell'uomo sta nel ricercare quel qualcosa che ci consente di realizzare pienamente la nostra essenza. Sono  riflessioni che ci permettono di pensar alla felicità come una prassi lunga tutta la vita anziché come momento effimero di euforia mentale di pochi istanti. Come si fa a concepire ed attuare una vita ben spesa? Vi ricordate la canzone di Battisti: ma che colore ha una giornata uggiosa, ma che colore ha una vita ben spesa. Possiamo dire che siamo noi a conferire il colore alla nostra vita, attraverso la realizzazione del nostro più profondo essere.
Il compito di noi educatori, insegnanti, genitori, tutor potrebbe sostenere questo percorso di felicità proprio e altrui per realizzare l'Indole autentica e tendere alla felicità, fin da piccoli.
Si tratta per Aristotele di individuare le virtù specifiche dell'essere umano e, se l'essere umano si distingue per il logos, allora le virtù sono quelle che derivano dalla razionalità, ipotizzando una vita in cui con gioia l’uomo espleta le azioni a lui connaturate.
Proprio per questo motivo le virtù, in accordo con le quali dobbiamo agire per essere felici, sono di due tipi, alcune riguardano l'indole, altre l'intelletto. Le prime sono virtù etiche, pertinenti al carattere, le seconde sono dianoetiche, pertinenti al razionale. Semplificando si può dire che la felicità è una attività dell'anima secondo le virtù sopradescritte e che sarebbe bene far conoscere ai bambini attraverso una riflessione audace.

Nel mondo editoriale alcuni autori si sono cimentati in questo difficile compito di introduzione alla filosofia dedicato ai bambini, i quali sono naturalmente produttori di pensieri filosofici perchè scevri di sovrastrutture che inibiscono tale produzione.



Dal più recente "Le pecore filosofe" di Luisa Petruccelli e Irene Merlini pubblicato da Edizioni Esperidi e illustrato da Silvia Settepanella che in maniera provocatoria adduce alle pecore il potere di svincolarsi dalla loro posizione statica e omologata per porsi domande indedite e sviluppare un pensiero critico.  
 
Tu chi sei? Manuale di filosofia, domande ed esercizi per bambini e adulti curiosi commentato da Alberto Rebori, Corraini editore. Ponendo ulteriori domande alle domande si suggeriscono nuovi percorsi di riflessione ludica. 

Io e gli altri e poi Pensa che ti ripensa di Anna Vivarelli con le illustrazioni di Vinci, pubblicato da Il Battello a Vapore, alle domande spontanee su temi e valori illustra le risposte dei filosofi.
Alcuni comuni si sono posti alla ricerca di ulteriori modalità di approfondimento alla filosofia come il Comune di Modena e quello di Milano. Il curiosare nei progetti dedicati si possono trovare degli stimoli e suggerimenti per altre iniziative.

Osiamo e fidiamoci dei bambini che sapranno certamente sorprenderci nelle loro elucubrazioni filosofiche che potranno certamente sostenere la costruzione di un loro proprio pensiero critico e renderli autonomi nelle scelte che la vita presenterà. 

sabato 23 luglio 2016

La lettura che protegge



Immagino l'habitus della lettura come un manto dal potere magico che ci protegge, ci rende consapevoli, ci fornisce una lente di ingrandimento o di rimpicciolimento per valutare, soppesare e poi anche eventualmente decidere in merito agli eventi della vita. Lo immagino come un caschetto di protezione che in caso di cadute o spinte permette di non farsi male e di mantenere salda la rotta. Lo immagino come un motore di ricerca che scova quello di cui c'è bisogno in quel momento grazie ad una sedimentazione di informazioni, esperienze e valori che illuminano la via. Oppure, ancora una specie di lampada di Aladino, che opportunamente sfregata, svela strategie inedite e salvifiche. Oltremai preziosa in un tempo che rischia di mettere a repentaglio la stabilità mentale e il valore della vita, scossa da accadimenti truci, inspiegabili, sconvolgenti e difficilmente collocabili.
Ma allora, mastro Geppetto che vende la giacca per comprare l'abbecedario può essere presa come una storia universale intrisa di significato e monito per ogni uomo, in particolare l'uomo consapevole del fatto che c'è sempre la possibilità di elevarsi, di comprendere, di cercare soluzioni e praticare una scelta nell'ambito di molte scelte. I libri spalancano la mente, fanno immaginare nuove scene, proiettano i desideri e alimentano i sussurri che svelano i sogni alla ricerca di se stessi come recita Spielberg che suggerisce "Quindi ogni giorno della tua vita devi essere pronto a sentire cosa ti sussurra nell’orecchio la tua intuizione. Urla molto raramente."
Chimamanda Adichie invita a riflettere sulle storie che possono anche riparare la dignità. Con un discorso toccante parla proprio del suo manto, del suo caschetto che durante la vita l'ha portata a comprendere il potere della conoscenza delle storie, di altre culture, per tutelarsi dall'ignoranza, dalle offese, dai rifiuti consentendole un'elaborazione di pensiero e di consapevolezza in merito a ciascuna potenzialità.
Le storie inspessiscono di anticorpi la nostra coscienza e ci fanno volare su tappeti magici che nessuno può fermare.
Un libro per tirare fuori la testa dalla sabbia, per attivare i neuroni in modo sano, per creare ponti trasversali densi di opportunità, per farsi cullare e percorrere sentieri sorprendenti, chissà forse già disegnati. Buoni viaggi.